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  • Autore: Andre
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Chi ha detto che nella terza età … (Tra Barbara e Luisa) - Cuneo Trasgressiva


Andando in pensione erano cambiate molte cose: quelle negative le avevo superate incominciando finalmente a coltivare i miei interessi. Tra quelle positive c’era che avevo il tempo di occuparmi di me stesso. Così incominciai a ripensare anche alla sessualità, che da molti anni era rimasta tra parentesi. Con mia moglie Barbara era subentrata una comprensibile apatia, che era accentuata dalla sua menopausa, e dall’alibi che eravamo diventati nonni.
Da giovani avevamo passato dei periodi di alto e basso, credo come tutte le coppie. Avevamo anche avuto qualche momento di trasgressione: per un certo periodo, frequentava la nostra casa un amico, che a Barbara era molto simpatico: così, quasi senza accorgercene, eravamo finiti a letto in tre, per un po’ di tempo, fino a quando il mio amico non venne trasferito e ci perdemmo di vista. Barbara non ne parlò mai più e non fu possibile ripetere l’esperienza con altri.
Ci aveva fatto molto bene, perché eravamo in un periodo di bassa, con i due figli appena nati, ma Barbara si comportò come non fosse mai successo e se entravo in argomento lo lasciava cadere.

Con la menopausa e la nascita di due nipotini l’interesse di Barbara per il sesso sembrava sceso a zero. Era ingrassata, era una bella nonna con una splendida pelle e due grosse tette, ancora formate. Io avevo lasciato perdere e tiravamo a campare, ma poi, una volta in pensione e con tutto il tempo a mia disposizione, avevo preso invece a darci dentro e anche se lei tirava indietro non mollai. Per fortuna non avevamo smesso di parlarci: così ammise il suo disinteresse, e dimostrava di capire il mio punto di vista. Aveva un suo modo di fare: accettava la monta, da sopra o alla pecorina, ma non potevo leccargliela, le dava fastidio. Non sopportava che le infilassi le dita dentro, e neppure il rapporto anale, che non l’aveva mai ispirata.
Avevo trovato un modus vivendi: la montavo con calma, lavorandole le tette, e lei continuava a farmi delle pompe lunghe fin che volevo. Aveva incominciato a farmi dei bocchini con la nascita dei nostri figli: diceva che così non facevamo rumore, ma col tempo era veramente diventata esperta, e si capiva che ci godeva a tenerlo in bocca, e lavorarselo: si sentiva la padrona della situazione e godeva. Io però non potevo fare niente, solo farmelo lavorare, mentre da giovani la lavoravo anch’io.
Era una buona soluzione, che piaceva anche a lei. Nei fini settimana, quando andavamo nel nostro appartamento al mare, e d’estate, quando passavamo al mare quasi due mesi, eravamo liberi e a continuo contatto. Così nel primo pomeriggio, o la sera se andavamo a letto presto, me la facevo. La montavo con calma, dolcemente, ma a lungo, senza mai venire. Se veniva lei mi fermavo: allora lei cominciava una pompa, che poteva durare anche parecchio, dopo la quale – con l’uccello duro - la rimontavo, sempre allo stesso modo. Stavo attento a non venire, così per tutto il fine settimana ero sempre un po’ in tiro, e avevo la gradevole sensazione di averlo sempre pronto. Lei si sentiva molto desiderata, era gratificata di avere un marito così continuo, e aveva l’alibi di non poter dire di non darmela abbastanza. Questo alibi però non glielo lasciai passare: mentre era eccitata le parlavo e le facevo capire che volevo di più: così, piano piano, arrivammo a un compromesso. Lei mi disse che se volevo fare il resto con altre, leccate e culo, non si sarebbe opposta, senza drammi e senza musi lunghi; non so se ci credesse davvero.
Ma non è facile trovare all’alba dei sessanta una donna che ne voglia, e che te lo faccia capire … Quelle in menopausa recalcitrano, le giovani non sono per te.


Con l’estate andammo in vacanza come sempre alla nostra casa al mare, e Barbara, mammona come sempre, si preoccupò della nostra consuocera Luisa, che era rimasta vedova all’improvviso l’anno prima. Decidemmo di portarla con noi, e la sistemammo nella camera dei ragazzi. Con Barbara, che è socievole e cordiale, Luisa aveva un buon rapporto, e si era sempre dimostrata disinvolta anche con me, con un rapporto quasi cameratesco. La conoscevo come un tipo capace di umorismo, anche se ora era piuttosto chiusa.
Noi cercammo di metterla a suo agio, e in effetti non ebbe problemi a inserirsi nel nostro menage: collaborava in cucina con Barbara, era disponibile a fare la spesa, usciva con lei e con me.
La facevamo parlare, per farle superare il momento difficile, e in effetti parlava volentieri di suo marito e sulla loro vita in comune, su cui vennero fuori molti dettagli interessanti e, col tempo, quando si entrò proprio in confidenza, anche un po’ piccanti, che racconta con ironia e divertimento. Ogni coppia ha i suoi segreti, e vedendo che noi non nascondevamo i nostri, e anche le nostre difficoltà di rapporto, su cui la coinvolgevamo, lei si apriva. Così ci raccontò che una volta aveva scoperto il marito a letto con una vicina, una situazione classica. Lo raccontava ridendo, come parlasse di una marachella, e raccontò che per perdonarlo aveva preteso che il marito la portasse qualche volta a vedere dei film porno. Ridemmo tutti di buon gusto …

Fisicamente Luisa era diversa da Barbara: più magra, più curata nel vestire, meno nonna, ma non per questo meno ’terza età’ perché dimostrava i suoi anni.
Erano giorni sereni, si andava in spiaggia, si pranzava insieme, si faceva il riposino nelle nostre camere, qualche volte la sera uscivamo per andare in pizzeria o in un qualche ristorantino di pesce.
Barbara e io avevamo l’abitudine di ritornare in città per piccoli impegni, per un giorno o due, rompendo la monotonia e per rivedere i bambini, e lasciando Luisa da sola, ma una volta Barbara propose di andare in treno solo lei, per una giornata soltanto. Sapeva che io ero autonomo, e poi c’era Luisa, con cui era intercambiabile … Non sapeva fino a che punto lo sarebbe diventata….

Portai Barbara alla stazione, e raggiunsi Luisa in spiaggia: tornammo e pranzammo, con una buona dose di vino: poi incominciai a parlarle, le chiesi se potevo dirle alcune cose piuttosto riservate, che si confessano solo a un’amica, e davanti alla sua attenzione le raccontati più a fondo dei nostri problemi di sesso e dell’accordo a cui eravamo arrivati. Scusandomi per quanto stavo per dirle le chiesi come lei vedeva la sua vita sessuale di donna sola, per darle la possibilità di rispondermi indirettamente, e lei disse subito che non intendeva rassegnarsi, mai … proprio mai; non pensava a un nuovo matrimonio, ma ormai i tempi erano cambiati, eravamo nel Duemila, e anche alla nostra età …Incoraggiato, mi feci più esplicito e lei a dire senza troppa convinzione che non avrebbe mai fatto un torto a Barbara, questo proprio no … che per lei era come una sorella …
Bei discorsi, possibilisti, e aveva capito l’antifona. Così la rassicurai e mi proposi direttamente: mi chiese se avevo già parlato a Barbara di lei, ma poi fu d’accordo che era meglio provare tra noi con discrezione, e poi coinvolgerla. Ah, l’ennesimo esempio del senso pratico delle donne …
Non le volli saltare addosso: finimmo il vino e intanto tornai sull’argomento, scherzando, dei film porno che aveva visto. Ora c’era internet e lei dimostrò curiosità: così andammo al pc e aprii un sito. La misi di fronte a due coppie mature che ci davano dentro divertite, ma intanto chiesi che tipo di video volesse. Mi disse che preferiva i giovani, così le feci vedere un trio – un uomo e due donne. Capì, e scherzando mi chiese se me la sentivo di tenere testa anch’io a due donne. Ormai la confidenza era completa; era proprio complice, con un fare scherzoso e leggero che mi piacque molto. Io ero seduto al pc, lei in piedi di fianco a me: mentre parlavamo le infilai da dietro un mano sotto il costume, ed entrai lentamente. Continuò a parlare come se niente fosse, ma con mia soddisfazione incominciò a scaldarsi: rispetto a Barbara, che non si faceva toccare, era un bel risultato. Mi alzai, la baciai sul collo: sapeva di sole e di abbronzatura. Le proposi di andare in camera.

La camera di Luisa era quella dei ragazzi: con due letti singoli: il letto matrimoniale di camera mia sarebbe stato meglio, ma per rispetto a Barbara … e per non lasciare tracce di umori … che le mogli fiutano come segugi …
Mi trovai di fronte al dilemma di noi uomini quando lo facciamo per la prima volta con una nuova. Cosa vorrà? cosa le piacerà? In questi caso ho sempre proceduto per gradi, aspettando la risposta.
Ma non volevo neanche farla troppo lunga: le donne mature non lo sopportano.
Entrammo in camera, lei davanti: l’abbracciai delicatamente e incominciai subito a toglierle i vestiti, che non erano molti: un sopracostume, e gli slip del costume.
Lasciava fare e intanto feci scendere il miei pantaloncini: quando si voltò avevo già l’uccello libero e in discreta erezione. Adesso spettava a lei ...
Le donne mi sembra che abbiano un doppio rapporto con l’uccello: ho conosciuto donne giovani che se lo facevano mettere dentro senza guardarlo; per altre sembra un totem e ci fanno di tutto: Le donne mature, se continuano a scopare, sono della seconda categoria. E infatti me lo impugnò, cipollò i testicoli, lo soppesò. Si sedette sul bordo del letto e mi fece sentire la lingua. Era come Barbara , di quelle che non sbocchinano freneticamente, e mi piacque.
Continuava a guardarmi l’uccello e non mi trattenni: le chiesi se era come quello di suo marito. Era un po’ un azzardo, ma lei non fece una piega. -“No, disse – Ugo l’aveva più sottile e lungo, il tuo assomiglia a quello di Vincenzo”.
E chi era Vincenzo? Ah … un mio collega …
Non c’era bisogno di dire altro.

La distesi e la ispezionai. Era depilata (Barbara aveva un pelo nero e denso), con pochi peli biondi. Arrivai subito al clitoride, pronunciato, e lo lavorai, di punta, con la lingua.
Era da molto che non scopavo con una donna diversa da Barbara, avevo un po’ fretta, ma pensai che per lei non doveva essere molto diverso. Con le mature si possono abbreviare i preliminari. Così le appoggiai la testa dell’uccello sul clitoride e rimasi sorpreso: fece un sussulto forte, quasi un salto. La tenni ferma e lo imboccai. Era stretta, regolare dopo tanto che non si faceva fare. Lo spinsi dentro piano piano, volevo che lo sentisse entrare tutto, passo dopo passo. Era molto attenta, già in calore. Quando arrivai in fondo lo spinsi molto, aprendole le gambe e lei fece un bel sospiro di soddisfazione. Mi girai di un quarto e lei apprezzò.
Con Barbara affondavo l’uccello nel morbido, mi sentivo spinto a lavorare con calma, il corpo di Luisa era più solido. Non era un corpo magro, ma più compatto e asciutto, che in qualche modo resisteva e non mi faceva stare sul soffice. Mi faceva sentire la voglia di spingere duro, e mi misi a darle dentro con impegno, lento ma a cazzo duro. La guardai mentre glielo davo: aveva un viso arrossato, felice, sembrava che si dicesse che era ritornata giovane, chissà da quanto non scopava con uno nuovo che le teneva su le gambe, invece che la solita posizione dei maturi, frontale o con lei sopra.

Le andai sopra e la baciai, piantandole bene la lingua in bocca. Aspettai la risposta che fu pronta e dura; ci dava dentro anche lei, infilandomi la lingua in bocca come poteva, da sotto.
Allora incominciai a parlarle come mi piaceva e piace in genere alle donne. Le dissi di lasciarsi andare, di rilassarsi, di dirmi cosa voleva. Glielo ripetei al ritmo dei colpi che le davo e quando mi disse di darli più forte ancora l’accontentai. Era tutta diversa da Barbara … e mi piaceva. Era una buona donna da letto, senza problemi.
La montavo da una diecina di minuti. Ogni tanto le parlavo, lei non diceva niente ma partecipava molto, facendomi capire che godeva e gustava.
Godevo a parlarle, le dissi come piaceva a Barbara e come lo prendeva. Serviva a dare complicità, come se Barbara fosse presente; le chiesi se lo voleva anche dietro; mi rispose che sì e che glielo stavo dando bene, contraendo le gambe. Voleva gratificarmi, e doveva avere capito che parlare mi eccitava e i complimenti mi caricavano.
Le diedi dentro senza fermarmi, perché sentivo che continuava a rispondere bene, e non cercava pause. All’improvviso venne: una venuta gustosa, non fortissima, ma piuttosto lunga. Glielo tenni in fondo, ben piantato, mentre mi diceva di sì, di tenerlo dentro e stare fermo.
Si lasciò andare … mi sollevai un po’, aspettai di uscire che me lo dicesse. Poi mi distesi di fianco a lei. Eravamo di ottimo umore, e ridemmo un po’ non ricordo di cosa …

Aveva ancora il reggiseno del costume. Mi piace togliere il reggitette per ultimo. Ci rilassammo un po’: mi aspettavo che le venisse qualche dubbio su Barbara, ma era tranquilla.
All’improvviso di là suonò il mio cellulare, che corsi a raggiungere. Era Barbara, era di fretta e mi disse che nostra figlia le aveva chiesto di stare anche il giorno dopo. La piccola aveva la febbre. Mi salutò in fretta dicendomi che mi avrebbe richiamato la mattina dopo.
Tornai e Luisa era come l’avevo lasciata. Le dissi che avevamo tempo, potevamo fare con tutta calma. Le tolsi il reggiseno, e vennero fuori due tette piuttosto sgonfie, piccole. Gliele strinsi, ma erano molli. Provai a succhiargliele, e con sorpresa sentii che gustava molto, così continuai. Con la mano cercava l’uccello, così mi misi a 69. Dopo l’orgasmo molte donne hanno il clitoride sensibile e ci andai piano, ma lei era impassibile, e caricai la dose con la lingua.
Lei mi spompinava rilassata, alternando la bocca con la mano. Aveva una buona mano, meglio di Barbara che con le seghe non aveva grande confidenza. Glielo dissi, e apprezzò. Mi stava facendo godere, e pensai di riprendere l’iniziativa. Con tutto il tempo che avevamo non volevo certo venire presto. Ho sempre avuto difficoltà a ripartire dopo la prima venuta.
La misi alla pecorina e glielo diedi. Non la sentii godere come prima e presto la girai e la montai davanti. Preferiva così e me lo disse.
Fra le gambe era un po’ secca, dopo la pausa. Le proposi di lubrificarla e andai a prendere dell’olio che usavo con Barbara, che aveva lo stesso problema. Con l’occasione le infilai le dita dentro, prima una, poi due, facendo scorre l’olio dentro. Con il pollice trovai il clitoride e glielo lavorai. Andava tutto molto bene, era tornata in calore, così la girai, le unsi l’ano e con il dito spinsi dentro un po’ di olio; cercai di liberare l’ano e allargarlo, ma non faceva resistenza. Mi avvicinai all’orecchio e le chiesi se le piacevano le frasi spinte. Sorrise: anche Ugo le usava.
Le sussurrai che era rilassata come una perfetta troia.
Mi guardò e per un attimo pensai di avere esagerato. Invece, - Allora chiavami come una troia, non stare a farmi come una signorina.
Non mi parve vero. Mi eccitai di colpo, incominciai a darle dentro con tutta la forza. Lei mi rispondeva, mi incitava, mi dava del porco che chiava la consuocera, che approfitta dell’assenza della moglie, che si fa le vedove rimaste senza uccello.
Io le rispondevo che mi ero fatto delle troie come lei che di uccelli ne avevano a volontà, che fino a che avesse avuto una figa così buona l’avrei trombata e che si preparasse, perché la volta dopo doveva dividermi con mia moglie, che mi gustasse da solo fin che poteva.
Fece una gran bella venuta, con tanto di rantolo. Era veramente una figa di soddisfazione, che si chiavava facile e glielo dissi.
Ci ributtammo giù: mi prese l’uccello e ci giocò piano, tenendolo in mano. Pian piano si smontò, ma non completamente. Mi disse che ero bravo a tenerlo duro senza venire anche con i suoi orgasmi. Era proprio gratificante.
Le proposi un caffé – Perché no, fu la risposta.
Così andai a farlo portandomi dietro i pantaloncini.


Quando tornai, con il caffé e i pantaloncini indosso, si mise a ridere appena mi vide. – Abbiamo scopato fino a dieci minuti fa e ti metti i pantaloncini. Voi uomini siete strani. Ma era scherzosa, di ottimo umore. - Allora perché non me li togli, le dissi. Invece mi infilò le dita da sotto e sentii la sua ottima mano che mi lavorava. Si interruppe per il caffé. - Adesso cosa facciamo? Sorrideva e sembrava ritornata con il senso dell’umorismo che le conoscevo. Si guardò le tette e le commentò che non erano gran che. – Sei abituato a molto meglio, ma aveva il tono leggero e scherzava. - Il meglio che hai è la figa, le dissi, ma lei ribadì che era molto contenta anche del culo. Ci scherzammo sopra, mentre glielo tastavo e piano piano sentii che mi tornava duro. Così glielo offrii in bocca e lei non si tirò in dietro. Non scherzavamo più e presto ero in grado di piantarglielo dentro. Le infilai per sicurezza di nuovo il dito dentro, ma si muoveva molto bene, era largo, mi unsi l’uccello e lo spinsi dentro. Entrò senza la minima difficoltà.
Mentre le lavoravo il culo piano, con lunghe passate dentro e fuori, le passai la mano davanti e cominciai a masturbarla. Stavo rilassato e continuavo, e lei deve avere capito che non avrei finito fino alla sua venuta prossima, che in effetti arrivò presto, bella forte.
Mi volle subito dentro davanti, mentre le passava la foia della venuta, e poi si lasciò andare. - Vuoi venire? Vuoi che ti faccia venire? Mi piaceva che si preoccupasse di me. Le risposi di no e ci riposammo. – Io ne ho abbastanza, mi disse, ho goduto.
Stemmo distesi non so per quanto tempo, parlando del più e del meno, tanto per rilassarci. Le proposi di uscire per cena, come due amanti.
Mi alzai prima io e le proposi una doccia. Andammo nel suo bagno e finimmo nella doccia insieme. Insaponarci a vicenda era divertente, un gioco, serviva a distenderci, anche se un po’ di gusto di ricominciare a me, che non ero venuto, lo dava.
Andammo ognuno nella propria camera per vestirci.

Uscii prima io e l’aspettai, accendendo la televisione: Mi raggiunse vestita di tutto punto e si sedette vicino a me. Passò un po’ di tempo, non saprei quanto, e quando decidemmo di uscire mi chiese un minuto per andare in bagno.
L’aspettai seduto, quando all’improvviso mi venne il ricordo di un gioco che avevo fatto qualche volta con Barbara molti anni prima e anche con un’altra. Aprii la porta del bagno. Era a cavallo del bidè e stava incominciando a lavarsi. Non capì. Mi spalmai la mano di sapone liquido e mi avvicinai. Incominciai a lavarla, con le dita che scorrevano senza fare attrito. Sentivo appena il suo clitoride e pensavo che fosse un gioco da poco. Invece le montò la foia all’improvviso, mi strinse il braccio e sentivo che godeva incredibilmente. Ero sorpreso del risultato, ma continuai fino a che non ebbe un orgasmo da tenerla ferma. Crollò stremata e mi fermò la mano. Poi si voltò verso di me, mi aprì senza dire una parola i pantaloni e affondò la faccia. La sentii dentro, me lo prese fuori e lo imboccò fino in fondo. Mi tirò una pompa dura, andando avanti e indietro con la schiena e non mi mollò. Capii che dovevo venire e non mi trattenni. Mi spompai dentro la sua bocca, lei mi strinse per sentire le contrazioni e si prese tutto lo sperma; poi si gustò l’uccello, scoprì la cappella per avere anche lo sperma sotto la pelle e leccarla. Poi si appoggiò contro di me.
Quando uscimmo dal bagno ci rivestimmo, ma lei era fatta. Si scusò, mi chiese se proprio ci tenevo a uscire. Non era un problema.. – Ti preparo qualcosa, mi disse ma in realtà non avevamo neppure fame.
Stemmo un po’ sul divano. Pensai di chiamare Barbara, scambiai due parole con lei, poi Luisa mi chiese il cellulare. Vidi un esercizio impareggiabile, in cui le donne sono maestre, e che noi uomini non sappiamo neppure imitare. Luisa si interessò alla bambina, alla sua febbre, con il tono di sempre. Era ritornata la Luisa del mattino. Propose anche a Barbara di farla tornare e di sostituirla (“Così puoi stare qui con tuo marito”). Una soluzione impensabile per ‘mamma’ Barbara; sarebbe tornata entro domani sera. – Cosa avete fatto, aveva chiesto, e Luisa: - Oh siamo stati in casa tutto il pomeriggio, non avevamo voglia di uscire.
Spento il cellulare parlammo del più e del meno. – Se Barbara ritorna domani sera , dissi col tono più neutrale che trovai, possiamo fare qualcosa anche domani. – In questo momento posso pensare a tutto meno che al sesso. Ti dispiace se vado a dormire? Si avvicinò, mi diede un bacio con la lingua, e la vidi sparire in camera sua.
Rimasi un po’ sul divano. Pensai senza preoccupazione a come gestirmela al meglio con Barbara, per poi finire a letto in tre o farmi Luisa con comodo, senza nasconderlo, ma mentre pensavo sentii venirmi un sonno profondo da lontano. Mi sentivo piacevolmente scarico, come se in bocca a Luisa avessi buttato chissà quante energie. Mi sentivo l’uccello spompato, come se fossi venuto più volte, invece che una. Spensi la televisione e andai a dormire.

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17/09/2012 17:15

gioacchino

... Ed ora ho aggiunto solo una postilla al tuo commento.

16/09/2012 23:51

gioacchino

Andre, al tuo commento alla mia storia non avevo scritto niente di particolare se non i ringraziamenti e una precisazione all'accaduto per giustificarne la precipitosa situazione. Complimenti alle tue coinvolgenti parole.

16/09/2012 12:59

andre

Grazie dei complimenti, che mi fanno molto piacere. quanto a gioacchino andrò a vedere con curiosità la sua risposta ai miei commenti. rispondendo a red, certo le donne fanno e non dicono, fanno e non sembrano sapere, ma è difficile che regalino al proprio uomo un'altra donna. non lo ho mai visto. comunque mi piacerebbe riuscire a scrivere qualcosa su questi aspetti oscuri della personalità femminile. per esempio mi ha colpito il racconto eros e thzanatos che è nella prima pagina.l'aspetto erotico è quello meno interessante, ma il fatto che una donan abbia scritto un racconto del genere, vero o non non mi importa, è molto intrigante. noterai leggendo il racconto che lei non dà nessuna spiegazione, agisce e basta e non sa il perchè. quanti alibi e tortuose repressioni ci sono dietro questi atteggiamenti femminili?

13/09/2012 20:59

red

una delle più bei racconti su questo sito ,dato anche dal fatto che è scritto da un maturo sessuale che sa come va la vita .Complimenti e.....certo farsi l'amica ospite in casa è una figata bestiale,un pò troppo facile,ma sei sicuro che tua moglie non abbia progettato un pò tutto per ripagarti di quello che lei non ti poteva o sapeva dare ?

13/09/2012 14:05

gioacchino

Ti ho restituita la cortesia... in tutti i sensi.

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